Blog

VIVA PARR!

Da alcuni anni sono ossessionato dalle foto di Martin Parr.

Non l’ ho capito subito, il suo umorismo britannico, il colore esplosivo, il kitsch ricorrente, la grana grezza della pellicola, i mostri dei luoghi turistici e della società dei consumi.

Parr é stata un’esplosione, l’aurea del personaggio mi ha incuriosito, l’irriverenza, le faccie sfatte della classe media, il feticismo d’immagini, il taglio ironico, i colori accesi, l’assenza di stilismi e di pudore, le orribili camicie che indossa mi hanno fatto pensare:

MEXICO. Chichen Itza. 2002.

Non é che forse, il virtuosismo esagerato, le masturbazioni fotografiche ed il tecnicismo da bassisti a 6 corde, oltre il mio tanto amato bianco e nero, mi avevano rotto i coglioni?

Chissá che non abbia pensato qualcosa di simile anche lui di se stesso, quando, dopo  un inizio di carriera sulle orme dei propri idoli classici decise di accendere i colori, intraprendendo la sua personalissima strada per il racconto:

”la critica è ipocrisia, la società è ipocrisia” Sono un turista. 

Sono un consumatore, io faccio le cose che fotografo e posso esserne criticato’’ ebbe da dire in un intervista. 

Mr. Parr non sembra voler piacere a tutti e si diverte nel creare caos intorno a se, è un fotografo di rottura in uno dei periodi più conservatori della storia della Gran Bretagna, ed é anche per questo che  inizialmente i suoi lavori non vennero apprezzati appieno dalla critica.

L’ Inghilterra Tatcheriana, coperta dalla coltre grigia dell’austerità è un terreno fertile di contraddizioni che un fotografo maturo con una idea precisa ed uno stile codificato può utilizzare al meglio:

The Last Resort del 1986 è la sublimazione dell’uomo Parr, che a 30 anni produce il suo capolavoro, è un lavoro originale, potente, preciso ma tutto da decifrare, libro al quale ne seguiranno altri, tutti di grande successo.

Il ‘’turista’’ Parr fa sul serio, e continua il suo lavoro di ‘’studio delle persone’’ in giro per il mondo, la società’ diventa globale e lui pronto a raccontarla per per il 

mondo, sempre flash montato ed anello di saturazione dei colori, il marchio di fabbrica.

Henri Cartier-Bresson (che faceva parte della categoria degli estimatori) di lui diceva che “veniva da un altro pianeta”. Il maestro della fotografia non avrebbe potuto trovare una definizione sintetica più appropriata.

“Quando si cerca di rinchiudermi in una categoria, cerco immediatamente di uscirne” disse Martin Parr in un’intervista. Sicuramente é uno dei primi che ha cercato di rompere quella tradizione umanistica radicata nella generazione precedente di fotografi, cambiando per sempre il modo di far fotografia.

GB. England. New Brighton. From ‘The Last Resort’. 1983-85.

 E’ Parr nella sua sincerità che sembra voler dire: Siate coerenti, non fate per forza quello che vi vi dicono di fare ma trovatevi una strada che vi rappresenti, prendete una macchina fotografica e andate a scattare!

-Martin quando ti sei accorto di voler diventare Martin Parr? Lo sei già diventato?-

-Ride- ‘’ mi sembra una domanda complicata per iniziare un’ intervista.

Ho deciso che volevo diventare un fotografo professionista quando mio nonno mi ha avvicinato a questo mondo, avevo 12-13 anni, lui era un bravo fotografo  e mi portava a fare foto con lui. Mi piaceva la sua compagnia ed adoravo gia’ fare foto.Il mio percorso e’ ancora in svolgimento, posso dire che Martin Parr ha ancora strada da fare.

-La tua storia di fotografo parla di un cambiamento  centrale nella tua carriera,: Il passaggio al colore, che poi e’ una delle tue caratteristiche principali, quando e’ successo?

‘’Nel 1982 ho iniziato ad esplorare il colore, mi sono ispirato a delle vecchie cartoline di paesaggi americane (statunitensi) che mi piacevano molto. Ho iniziato ad usare il colore perché’ credevo potesse valorizzare al meglio le mie idee e le mie foto’’ e dargli una connotazione più’ mia.

-Quale e’ stato l’avvenimento che ha cambiato la tua storia di fotografo?-  

‘’Sicuramente il passaggio al colore ed al medio formato’’

-Come mai hai deciso di entrare nella Magnum?-

‘’ Per farmi commissionare più lavori’’

– Come hai vissuto la querelle della tua entrata nella agenzia? Non erano tutti d’accordo ai tempi-

GB. England. New Brighton. From ‘The Last Resort’. 1983-85.

-Ride di gusto-  ‘’ Tutta la confusione che si creo’ non mi dispiacque, amo le controversie, mi piace il caos, il fatto che si fosse creato tutto quel parlarne a riguardo mi diverti molto, e poi alla fine venni accettato  con il 66 percento dei voti, in politica sarebbe chiamato un plebiscito!

– Quali sono le fotografie alle quali tieni di più, c’e’ stata una in particolare che ti ha emozionato di più quando l’hai vista nel mirino intento nello scattarla?-

‘’ Non sono cosi sensibile, si certo alcune fotografie ho capito subito che sarebbero state delle buone fotografie, ma pensare prima che sarebbero state importanti per la mia carriera no. Un lavoro al quale tengo molto pero’ e’ quello che ho fatto a new Brighton (The Last Resort, ndr) che parlava della zona nella quale vivevo, quelle foto sono state l’inizio di tutto’’

– Dopo questi anni di esplorazione, cosa credi che sia cambiato nella Gran Bretagna di oggi rispetto a quando hai iniziato a farne foto?-

I cambiamenti sono inevitabili e non per forza negativi, in questi anni ho assistito a diversi lenti cambiamenti, in linea di massima ciò’ che mi colpisce di più è l’impoverimento e l’americanizzazione della nostra isola, e poi, la Brexit, che disgrazia la Brexit!

– Cosa pensa del suo paese oggi?-

“ Sono combattuto quando penso all’Inghilterra. Da un lato ho grande affetto per le cose più tradizionali. Non ci può essere niente di più piacevole, o più inglese, che prendere il tè di pomeriggio in un piccolo villaggio nel Dorset. Ma le stesse persone che si incontrano avranno opinioni bigotte sull’Europa, che è ciò che più mi fa arrabbiare della Gran Bretagna contemporanea.

– Quell sono i posti dove ti piace di più’ fotografare, il tuo parco giochi diciamo?

‘’Decisamente luoghi affollati, dove c’e’ caos, che mi vengano in mente La spiaggia di Brighton, i mercatini e il Giappone in generale, alcuni posti in Messico, le fiere.

– Ed il posto dove ti piace andare in vacanza?-

‘’Non vado mai in vacanza, sono sempre in giro per il mondo per lavoro’’

Qual è il tuo punto di vista su Instagram? È la fine della fotografia come l’abbiamo sempre intesa o può essere uno strumento per interpretare la realtà che ci circonda?

ITALY. Pisa. The Leaning Tower of Pisa. From ‘Small World’. 1990.

 Mi piace Instagram, e mi piacciono tutte queste piattaforme dove le persone possono postare foto perché in passato questo settore era ristretto a un piccolo gruppo di persone come editori e fotografi professionisti, quindi sono favorevole.

– Credi che il tuo invecchiare (cambiamento d’eta’ ) sia un arma in più’ o in meno per la tua fotografia?-

‘’Non ho sicuramente più la freschezza di quando ero più giovane ma l’esperienza e lo studio possono sopperire a questo, la cosa che mi dispiace e’ che purtroppo con l’eta’ ho meno tempo per scattare foto, ma comunque ho un gruppo di persone che mi aiutano molto nelle parti ‘’burocratiche’’

-Come realizzi i tuoi scatti?-

«Con una noiosa Canon, con il flash integrato. Da dieci anni circa non uso più l’analogico».

‘’Rispetto alla tua esperienza personale, dalla Manchester School of Art all’Agenzia     Magnum, pensa che oggi sia più difficile la carriera di un fotografo?’’

Anche se adesso ci sono moltissimi fotografi, ci sono anche molte più strade aperte. Perciò chi fa un lavoro potente può comunque trovare il modo per mostrarlo ed essere pagato per quello che fa.

-Credi che per un fotografo sia più’ importante lo studio o il talento-

‘’assolutamente lo studio, ma ancor di più la pratica, la dedizione che si mette in quello che si fa, il talento senza queste due vale molto poco’’

-Ora dovrei chiederti che consiglio daresti ai giovani fotografi ma vorrei farti un’ altra domanda: Hai paura della morte?-

-Ride di gusto- ”No, non ho mai avuto paura della morte-

Se ti interessa la Sreetphotography non perderti il nostro corso dedicato: